venerdì 7 ottobre 2016

Multicultural Exchange in London


Partecipare ad un'esperienza di Volontariato Europeo vuol dire anche dover partecipare a dei Training. 
A fine settembre io, Marta e Nastia abbiamo partecipato in quello che viene chiamato On Arrival Training, perchè viene organizzato all'arrivo dei volontari nel paese di accoglienza.
Inizialmente avremmo dovuto partecipare al training organizzato a Cardiff, ma per spostamenti di data siamo state inserite nel training di Londra. Non ci è andata male eh.
Siamo partite quindi super eccitate alla volta della Capitale, senza ovviamente tener conto delle 3 ore e mezza di pullman...
Arrivate a Victoria Station (a Londra), ci siamo rese conto di essere in pieno centro di Londra, ad appena 10 minuti da Buckingham Palace. Stupendo! Abbiamo quindi deciso di non prendere l' Underground  ma di arrivare a piedi alla meta del nostro appuntamento.
Nastia è riuscita a vedere il cambio della guardia di Buckingham Palace nel giro di 10 minuti del suo primo viaggio a Londra (bella fortuna), mentre io e Marta ci siamo prese un bel Hot Dog  londinese a Trafalgar Square. In compenso mal di schiena e la promessa di non azzardarci mai più a spostarci a piedi a Londra.
L'ostello dove eravamo ospitati (noi e altri 23 volontari) era bellissimo e situato in un quartiere centrale (a 10 minuti da Kings Cross) ma tipico londinese: nessun turista a parte noi nelle strade!
Il training è stato sviluppato in tre giornate, durante le quali abbiamo avuto occasione di presentare agli altri volontari il progetto nel quale stiamo lavorando e i main aims dell'associazione che se ne occupa; ci siamo presentati e abbiamo presentato i nostri paesi (di 26 volontari, 10 erano tedeschi); abbiamo parlato di cultura, di rights and responsibilities, di stereotipi e di quanto possano essere sbagliati; ci siamo confrontati, ci siamo ascoltati, ci siamo chiesti cosa effettivamente significhi fare volontariato.
Per chi è Scout e sta leggendo: in definitiva è stato come partecipare ad un campetto scout il cui tema è la multiculturalità e la conoscenza dell'altro, straniero e non.
Una delle cose che mi sono rimaste impresse di questi tre giorni è l'attenzione al comportamento da adottare nel Paese che ci ospita, perchè è giusto mantenere la propria cultura e le proprie tradizioni, ma il vero viaggiatore possiede an open mind  e sa adeguarsi, senza per questo sentirsi offeso e sminuito.

Non che sia facile, e l'abituarsi ad una cultura per certi aspetti totalmente differente non è di certo cosa da un giorno all'altro.

Il primo "scontro" l'ho avuto l'ultimo giorno del training: era il momento dei saluti tra noi tre ragazze di Bath e altri due (tedeschi premetto) che stanno a Bristol. Dopo aver passato tre giorni insieme anche agli altri ragazzi, più due ore solo noi cinque (i pullman partivano dalla stessa stazione alla stessa ora) durante le quali abbiamo parlato e scherzato, io ci consideravo già amiconi e normalmente uno quando saluta gli amici li abbraccia e ci si scambia due baci sulle guance. Non per i tedeschi: è stato come abbracciare una statua di ghiaccio! A quel punto la tensione era palpabile. Per fortuna dalla mia ho Marta (spagnola ricordo) che è scoppiata a ridere e da li siamo riuscite a sciogliere i due uomini di ghiaccio.
Ci siamo rivisti altre volte dopo quell'episodio (Bath dista da Bristol 10 minuti di treno), ma ora ogni volta chiediamo loro il permesso prima di azzardarci a toccarli.

Il secondo riguarda la cultura inglese.
Si sa che gli inglesi amano fare la fila, per loro è The British art of queuing.
Si sa che noi italiani non amiamo fare la fila: The Italian art of messing up.
Ebbene, ogni mattina faccio colazione nell'ostello dove abbiamo l'appartamento, il quale offre toast e cereali. Per quanto riguarda i toast ciò che io, e tutti gli altri stranieri ospiti, è mettere i miei toast nel tostapane quando è libero e ogni tanto tornare a controllarli per non bruciarli; se ci sono altri toast dentro infilo comunque i miei nello spazio libero. Questo è ciò che accade normalmente ogni mattina.
Un giorno ero seduta tranquilla ad aspettare i miei toast (stranamente quella mattina poca gente a colazione) e mi si avvicina un uomo con aria interrogativa:
"Sorry Lady, in which way is the queue?"
Immaginate la mia faccia. Dall'altro della mia italianità rispondo "Which queue? There's no queue!"
L'uomo mi ha ringraziata alquanto interdetto e ha comunque aspettato che qualcuno andasse a tostare il suo pane per potersi mettere dietro e fare la fila.
Sorrideva.

Ultimo episodio è stato ieri mattina: stavo correndo per prendere il treno in stazione e ad un certo punto, dall'altro lato della strada, scorgo un gran ammasso di gente. Mi chiedo se stesse succedendo qualcosa che potesse spiegare tutta quella gente ferma sul bordo della strada. Mi avvicino, guardo meglio e mi rendo conto essere una fila ordinata di persone che semplicemente stanno aspettando l'autobus.

Amo l'Inghilterra.

Anna
    Marta e uno scoiattolo in Regent's Park







Nessun commento:

Posta un commento